FOTOGRAFIA. Oggi al Franziskaner Gymnasium
CORNALE, trenta clic raccontano la scuola
A Bolzano un’esposizione che dura 24 ore
“IL GIORNALE DI VICENZA” – sabato 30 aprile 2005 cultura pag. 38
Umberto Cornale, fotografo recoarese, torna ad esporre. Lo fa con tempi e modi originali: una mostra che dura 24 ore, un luogo inconsueto come una scuola superiore. Oggi sarà a Bolzano, al Franziskaner Gymnasium, liceo privato dei francescani, che nella giornata delle “porte aperte” si presenta al pubblico con una sequenza di foto scattate nell’istituto e imperniate soprattutto sul rapporto docente-studente. Cornale ha risposto con trenta immagini all’invito del prof. Michael Mair, già allenatore della squadra bolzanina di hockey ed ora docente di educazione fisica al liceo: studenti ed insegnante sono colti nei momenti della spiegazione, del confronto, dell’esercizio ginnico nella sua perfezione, in una sequenza ritmica in rigoroso bianco nero. L’obiettivo era documentare e presentare in chiave non protocollare la vita della scuola e Cornale c’è riuscito nella maniera che gli è più consona, ovvero l’indagine intima dei rapporti umani velati dalla patina del sogno. Cornale pratica la fotografia da quasi 30 anni, pur facendo per vivere tutt’altro mestiere. La sua prima mostra risale al 1978, quando inventò un “Giardino delle Muse”, la storia fotografica prima di un genere da lui trattato fino ad oggi. Da allora ha percorso innumerevoli altri racconti fotografici dedicati alla danza, alla musica di Mozart, Mahler e Stravinsky: nel ’90 a Villa Pisani ha esposto “Equilibrio all’ultimo sole”, a Vicenza e Bolzano nel ’93 ha portato “Eterna maternità”, storia fotografica con sottofondo di Mahler e Pergolesi. Nel ’96 un’impresa senza precedenti: una mostra costruita sugli abiti dell’imperatrice d’Austria Elisabeth, gli abiti di Sissi fatti confezionare da sarte vicentine ed oggi custoditi in soffitta, dopo essere stati esposti insieme alle foto a Castel Mareccio a Bolzano e in Austria, al Castello di Laxemburg. Cornale dichiara un’affinità innata con la cultura mitteleuropea. Il suo spirito va a Nordest e più su, verso il Baltico. Nasce anche da qui la passione per la poesia russa che lo portato ad una riscoperta delle liriche di Marina Ivanovna Cvetaeva cui ha dedicato una mostra – “La Finestra” – nel 2001, esposta a Recoaro e a Gioia del Colle. Dall’autrice moscovita ha poi allargato l’orizzonte al di lei conterraneo Andrej Belyj, poeta di cui ha narrato in sequenza fotografica i versi de Il Demone. Una mostra per altro pronta e che attende una collocazione. Il fotografo recoarese è un assertore della manualità: “Difendo dallo strapotere del digitale – dice – il valore della stampa fotografica ancora realizzata in camera oscura, una cosa preziosa che oggi sta scomparendo “grazie” alla tecnologia digitale che ha fatto perdere il valore della stampa fotografica come artigianato puro. Si è perso il tatto. Infatti, sono scomparse carte bellissime dell’Agfa e dell’Ilford. Ora nel mercato esistono poche qualità di carte di stampa fotografica per la camera oscura e gli ingranditori sono quasi scomparsi. La fatica di realizzare una stampa buona è arte vera”. Che ancora gli appartiene.
di Nicoletta Martelletto